In generale, l’instabilità è anteriore nel 95% dei casi, posteriore nel 4% dei casi e inferiore nell’1% dei casi. Nei pazienti affetti da lassità congenita, oppure anche in traumi complessi, può essere multidirezionale.
La lussazione della spalla è tipica di chi pratica sport in giovane età, in particolare sport da contatto. Ed è più frequente negli uomini. Si può verificare anche a seguito di una caduta, oppure può riguardare chi svolge lavori usuranti a rischio di trauma alla spalla.
Soprattutto nei pazienti al di sopra dei 50 anni, la lussazione può essere associata alla rottura della cuffia dei rotatori. Inoltre, può portare a una compressione dei nervi del plesso brachiale dando un’alterazione di conduzione per lo più temporanea.
La diagnosi dell’instabilità di spalla viene eseguita con un esame clinico. È importante conoscere le abitudini e la storia clinica del paziente e sapere se fa movimenti ripetitivi oppure se c’è stato un evento traumatico. Attraverso l’analisi dei movimenti e l’esecuzione di test specifici si fa una prima valutazione. È fondamentale associare la diagnostica per immagini, quali la radiografia, per escludere eventuali fratture ossee. Per valutare più nel dettaglio il quadro lesionale, potrebbe essere necessario richiedere una TAC e una risonanza magnetica con mezzo di contrasto intrarticolare. Il trattamento dipende dalla tipologia di instabilità e dalle lesioni morfologiche, ma anche l’età del paziente e la sua richiesta funzionale sono parametri importanti da valutare. La terapia può consistere inizialmente in un percorso conservativo di riabilitazione. In caso di lussazioni recidivanti, di lesioni significative o di pazienti ad alto rischio di recidiva – giovani, maschi, che praticano sport di contatto – è consigliabile procedere con una stabilizzazione chirurgica in artroscopia.